lunedì 27 agosto 2012

Un attore enorme.

  Ho constatato che nella mia videoteca ci sono dieci polverosi VHS dell’agile John Holmes. Posso dirlo: sono un fruitore edonista: non ho mai permesso al mio senso del dovere di interferire in una passione così personale come l’acquisto di porno-materiale, né ho mai tentato due volte la fortuna con un attore ostico, e non ho mai acquistato VHS – meramente – a mucchi. Quella perseverata decina evidenzia, quindi, la continua visibilità di John Holmes. Solo in lui ho verificato un simile occultamento o invisibilità dello sforzo. Il semplice elogio non è illuminante, occorre qualcos’altro. Pare evidente che in John Holmes vi è qualcosa in più che non sia il semplice fanatismo meccanico: vi è un piacere disinteressato nello sdegno. Nei suoi film, oltre all’introduzione del pene, avvengono con naturalezza un’infinità di altri atti, alcuni (forse) deplorevoli. Si sommano sputi, insulti, calci, mani callose tirano i capelli, forzature, donne inguainate in reti da pesca, giocattoli inverosimili, nani, donne-uomini, uomini-donne e Dio sa cos’altro. In una parola: l’arte. Mi dispiace il fatto che in Europa come in America i suoi film siano passati in secondo piano. Molti produttori arrivano persino a negargli la primazia dell’accattivante genere. Essa, tuttavia, gli spetta.

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