venerdì 22 giugno 2012

La notte dei mutanti.


  Incastonati sullo sfondo di una coreografia oscena o di uno strobo epilettico, due froci inguainati in solenni e succinti abiti ballavano su scarpe da donna un ballo spigoloso, che è quello dei sessi simili, finché una margherita non cadde a terra e decisi di guardare altrove. Non ricordo come finii lì, ma ne ricordo il perché. «È pieno di figa», mi aveva detto Mandingo. «E tutti quei froci assicurano una concorrenza esigua». Mi convinse. Una doccia schiumosa; un abito alla naftalina; un’impomatata ai capelli con una lozione fixing al midollo di tasso; una stecca di Marlboro al mentolo; ed eccomi in quel posto bifido e vischioso, ma straripante di ragazze annoiate e speranzose. Ero fiducioso. Se la profezia di Mandingo si fosse avverata, nulla avrebbe potuto impedire l’accoppiamento. Ma la scena di quei due uomini che ballavano, slanciati verso la notte, con tacchi da venti centimetri, mi fiaccò del tutto. Circondato da tali – e quantomeno ambigui – figuri, provai immediatamente un senso di pericolo. Debbo ammettere che quella maledetta festa Gay mi intimoriva. Mi sentivo a disagio; qualcosa mi trattenne. Robin, pensai, se sei qui è per un motivo. Decisi di rimanere applicando tutte le dovute precauzioni. Mi avvicinai al bar camminando raso raso al muro; accesi una sigaretta; l’accendino cadde; lo lasciai lì dov’era. Inchinarsi mi avrebbe esposto pericolosamente alle compiacenze degli uomini-donna. Ordinai un Orange’My’Ass’Is’Your’Ass’On the Rock; poggiai un gomito sul bancone; scrutai la folla. Mandingo – una volta di più – aveva colto nel segno: c’era figa a trecentosessanta gradi. Una in particolare mi colpì. Origini brasiliane; alta; mani sottili ed eleganti; con dei capelli lisci e lunghi che le coprivano il collo; un ciuffo elettrico sulla fronte. Indossava una calzamaglia nera, aderente come una seconda pelle; due labbra spesse ma sinuose. Buttai giù la disgustosa bibita; guardai il suo culo dimenarsi per un po’. Ed ecco: l’erezione. Calma Big Sam, pensai dandomi un buffetto sul pacco, non è ancora il tuo momento. Mi avvicinai di soppiatto all’avvenente ragazza. «Hai da accendere?», chiesi. «Sì». Estrasse un accendino; diedi fuoco alla sigaretta; un tanfo di mentolo appesantì l’aria. «Come ti chiami?», «Carlo». È brasiliana, mi rassicurai, il fatto che confonda le «a» con le «o» è una cosa del tutto naturale. Ballammo per un po’ insieme; le offrii da bere. Decisi di arrivare al dunque; le palpai il culo. «Fermo», disse Carlo. «Cosa credi di fare?». Ritirai le mani con agilità olimpionica. «Credevo di piacerti», mi giustificai. «Sono fidanzata», «Oh, ed è qui il tuo uomo?», «Eccolo che arriva». Mi voltai. Quel che vidi fu una ragazza sulla venti, con dei grossi brufoli pieni di pus e lo sguardo porcino. Era in evidente sovrappeso. Davvero disgustosa. «Lei è il tuo uomo?», chiesi dubbioso. «Sì». Mi avvicinai al timpano della super figa coprendomi le labbra con la mano. «Ma è una donna», dissi sottovoce. «Lo so», rispose Carlo nervosa. «E allora?», «Anche tu sei una donna», conclusi. «Dipende». Si abbassò la calzamaglia e tirò fuori un pene deforme e bitorzoluto. «GESÙ CRISTO!», urlai con le mani sui capelli. Scappai a gambe levate. Big Sam ripose lo champagne in ghiacciaia. Maledetti mutanti, pensai. Raggiunsi l’automobile; mi ci vollero tre galloni di GastroRum per calmarmi. Quell’idiota di Mandingo non mi aveva preparato ad una tale – infausta – situazione. Bevvi ancora un po’; ero arrabbiato con me stesso. Per punirmi misi una raccolta di canti popolari svizzeri a tutto volume; piansi sommessamente. Guardai triste i preservativi alla fragola in pelle di Gnu che giacevano inutilizzati sul tappetino. «Sei una testa di cazzo», disse Big Sam. Era troppo. Accesi il motore; ripartii. Vuoi per il GastroRum, vuoi per l’agitazione, mi persi. Girai a vuoto per un po’ e non c’era verso di capire dove fossi. Vidi un tizio poggiato ad un palo e chiesi informazioni. «Dove devi arrivare?», domandò con una voce ferma e impostata. Glielo dissi. «Vado anch’io da quella parte, se mi dai uno strappo ti indico la via». Nonostante la sua voluminosa massa muscolare, mi incuteva fiducia. «Salta su», dissi. Passate le presentazioni iniziarono i guai. «Dove sei stato?», chiese il passeggero. «Alla festa Gay», «Oh, anch’io». I suoi occhi si animarono di una luce brillante, innaturale. «E ti è piaciuta?», aggiunse. «Non molto». Spensi lo stereo; quei maledetti campagnoli svizzeri mi stavano trapanando le meningi. Poi il tizio mi diede il colpo. «Dimmi, ti piaccio?», «In che senso?», «Oh, ma che spiritoso», «Non è come pensi», «Ah, no?», «No. Ho la ragazza». Non era vero, ma la situazione iniziava ad appesantirsi. Big Sam rideva come un pazzo. Il tizio prese coraggio; allungò la mano e la poggiò sul mio pacco. Frenai di colpo. «Esci dalla mia macchina», «Sei un matusa», «Esci, ti ho detto». Mise il broncio come un ragazzino. «No», concluse secco. Persi la pazienza. Uscii dall’auto; feci il giro; aprii lo sportello e iniziai a strattonarlo. «Vieni fuori», urlavo io. «No, fermati bruto, lasciami», rispondeva lui con una repellente aria da primadonna. Non rimaneva molto da fare. Quando il mio pugno lo colpì in pieno volto frignò come una femminuccia. Perdeva sangue. «Sei contento adesso? Guarda che hai fatto», mi disse sputando un canino. «Mi hai costretto», «Razzista, sei solo un razzista». Gli tirai il braccio e lo lanciai su di un campo pieno di ortiche. Uno strano sentimento mi pervase. Mi sentivo in colpa. Dopotutto quello che avevo picchiato era una specie di donna. Sono un verme, pensai, ho picchiato una femmina. «Ma che cazzo dici», intervenne Big Sam. «Riprenditi». Aveva ragione. Riaccesi il motore; partii sgommando. Ma i lamenti del tizio continuavano a tamburellarmi la coscienza. Li sentivo nitidi, come se fosse stato ancora lì a frignarmi davanti. Accesi la radio e pompai il volume. I canti svizzeri avrebbero mascherato quei piagnucolii lavandomeli dalle orecchie. Big Sam riposava quieto.                

6 commenti:

  1. A dir poco fantastico, stai inventando un nuovo genere, del tutto originale.

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  2. Allora, a parte l'evidente omofobia, odio dei "froci" e tutto il resto, non hai trovato prprio altro phatos? Insomma, scrivi bene, questo è vero, ma sei offensivo ed arrogante. A me non fai ridere affatto.

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    1. Cosa c'è di offensivo Uomo Libero? L'omofobia comincia con certi tabù e tali distinzioni. E perché poi vorresti ridere? Mica a scrivere è Cecchi Paone? :)

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  3. Big Sam è troppo forte

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  4. Alcuni trans brasiliani visti a Milano,a una distanza di tre-quattro metri,potrebbero essere scambiati per modelle. Il mento volitivo,squadrato, ti riporta al concetto classico di "spalle al muro!".

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