domenica 8 luglio 2012

Probabilità sconosciute.


  Le possibilità dell’arte combinatoria non sono infinite, ma possono essere spaventose e bizzarre. Nella discrezione delle mura, uomini copulano con altri uomini, donne con donne, animali con animali, uomini e donne con animali. È lecito pensare che la chimera (mostro bifido che inventarono i Greci) non sia un atto di pura fantasia. Difatti, lo Zoorasta già cavalcava le strade dell’antica Atene. Cosa avrebbe dovuto pensare il filosofo ellenico di fronte a tale – combinatorio – spettacolo? La nascita (quantomeno su carta) di mostri con testa di leone, di drago, di capra è un evento del tutto naturale. Anche in Cina non mancava tale ginnastica. Gli zoologi formularono l’esistenza del ti-yiang, uccello di sei zampe e quattro ali. Che porcheria, doveva pensare lo zoologo cinese, mentre il bruco saliva in groppa al volatile. Disgustato, buttava ciotola e bacchette, e il riso rimasto a terra sfamò un formicaio per sei mesi. Coloro che difendono la pratica zoorasta, argomenteranno (con tutta probabilità) che le critiche che gli si possono muovere si possono muovere, anche, a qualsiasi altro atto copulativo. Viene qui sminuito il difetto centrale: l’arbitrario innesto di un pene non-umano in un corpo umano. Anche la Sacra Scrittura (dove l’animale è cibo, o, tuttalpiù, un sacrificio su una vetta infuocata) condanna ciò. Dopotutto, se così non fosse, l’evento dell’Arca sarebbe stato impraticabile – o quantomeno più arduo. Dall’Arca, dopo anni (alcuni mitologici) di diluvio, sarebbero venuti fuori ogni sorta di mostri, la cui mostruosità maggiore sarebbe stata la casualità. Pinguini con testa di elefante (Elepinguifantini), tacchini con sembianze di cagna (Taccagna), per non parlare del Norangoé – il solo pensiero mi alza la pelle di quattro dita. Ai tempi nostri, questa improbabile arte ha preso strade sconosciute e misteriose. Basta leggere poche righe del languido poeta Brodskij, il quale, alla domanda sul cosa trovi di tanto speciale nei nebbiosi e solitari inverni veneziani, risponde: «È qualcosa come Greta Garbo, al bagno» (Fondamenta degli incurabili). Dobbiamo dunque aspettarci un qualcosa di diverso? La pratica zoorasta, nel corso dei secoli, sta forse subendo una radicale metamorfosi? Dio, di nuovo rabbrividisco all’idea di un uomo che infila il pene nella marmitta della propria auto.

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