martedì 24 gennaio 2012

Darwin e la merda di cane.

  Odio gli animalisti, più dei vegetariani. Non li sopporto, è più forte di me. L’ultimo che incontrai attaccò una lagna triste sull’ambiente e su qualche animale tropicale. Mentre quello parlava, avrei soffocato a mani nude l’ultimo panda sulla terra, solo per avere il gusto di privarlo dell’argomento che ostentava da ore. In un’altra occasione ebbi modo di vedere il peggio. Una signora, ben vestita, con tacchi e pellicciotto, aveva al guinzaglio un cane enorme. La bestia era a forma di tubo e aveva il pelo lungo e grigio. In perfetto stile troia, si faceva guidare dagli strattoni del cane, ostentando la scollatura molto bassa. Ebbi un’erezione: la donna, tutta in tiro, non mi dispiaceva. Poi il cane si mise a cacare, mostrandomi il suo buco di culo enorme e disgustoso. La signora, nel frattempo, parlava al telefono e fumava sigarette slim. Il cane finì di liberarsi completamente del peso e io rimasi a guardare la montagna di feci. Partendo da una base larga, la merda finiva poi in una punta penzolante, alzandosi di qualche centimetro. Riuscii a sentirne la puzza. Anche la padrona abbassò lo sguardo verso gli escrementi. 
«Bravo Rocky, l’hai fatta tutta? Così, da bravo,» disse la bella signora. 
Poi prese un guanto ed una bustina trasparente e iniziò a togliere la merda dalla strada. Trasalii di fronte quell’orrore. L’erezione scomparve istantaneamente. Presi a vergognarmi per tutti gli uomini, per l’intero genere umano. Centinaia di migliaia di anni buttati al vento. Tutta la nostra evoluzione, dall’Austrolopithecus afarensis per arrivare al moderno Homo sapiens sapiens, portava irrimediabilmente a questo: raccogliere la merda dei nostri cani per strada, con bustina e guanti. La bella signora, prima avvenente e provocatoria, era adesso solo una raccoglitrice di feci. Pensai al cane come al padrone. Vidi la signora costretta ad occuparsi di merda a vita, tutta triste, con tacchi e pellicciotto. 
Dopo quell’incontro il mio odio per gli animalisti si estese anche ai cani. Quando potevo li picchiavo, mosso dal desiderio di dominio razziale. Non volevo permettere alla loro specie di prendere il sopravvento. 
Una mattina ero al parco con Macho, mio vecchio e voluttuoso compagno. Nella passeggiata incontrammo un’altra amica che aveva un cucciolo. Precedendo la giovane padrona, il bastardino corse verso di noi. Pareva felice e con un agile scattò frenò ai miei piedi, sicché alzò la zampetta e mi pisciò sulle scarpe. Vidi tutto nero; era una sfida. Il cane voleva dimostrare che la sua specie era pronta a prendere il sopravvento su quella degli esseri umani. Non bastava più pulirgli il culo, ora anche il piscio. L’umanità venne umiliata e rispose con violenza. Assestai un bel calcio al cucciolo. Quello volò in aria e cadde sul prato tracciando una traiettoria obliqua. Litigai con Macho e l’altra nostra amica, che delle mie tesi evoluzioniste se ne infischiarono. Ero nemico dei cani, punto e basta. 
Dopo qualche mese dovetti trasferirmi a Bologna per lavoro. Fu nei primi giorni che venni a conoscenza dei MerdaBusters. In quella città, fredda ed umida, la situazione dell’uomo mi parve disperata: a raccogliere i maleodoranti rifiuti biologici dei cani non c’erano solo i padroni degli stessi, ma qualcuno che lo faceva addirittura di mestiere. In moto, con le sirene che giravano raggianti, i MerdaBusters raccoglievano gli escrementi, aiutati da un’enorme aspirapolvere che portavano legato alle spalle. Vidi l’uomo senza via d’uscita. Come un tumore, la supremazia dei cani aveva coinvolto l’intero organismo bolognese. L’inferiorità della mia razza era lì non solo provata, ma addirittura ostentata. Un’intera flotta di uomini si occupava della pulizia da merda di cane. Il mio odio nei confronti dell’animale nemico cresceva sempre più. 
Il massimo fu quando trovai una stanza in via Petroni. Avevo come coinquilini una giovane ragazza e il suo cane Snork. Lei mi spiegò del suo essere animalista, vegetariana, macrobiotica e tutto il resto. Di nuovo volli uccidere un ultimo esemplare di qualsiasi specie. Capii che Snork aveva ormai il completo controllo sulla ragazza, che accorreva a qualsiasi suo bisogno. Gli dava da mangiare, lo abbeverava, lo puliva con un prodotto costoso e, ovviamente, raccoglieva la merda quando cacava per strada. 
Le cose andarono bene per un qualche tempo, poi i rapporti fra me e Snork presero ad inclinarsi. La sua spiccata intelligenza lo aveva condotto lungo la strada che apre il frigo, dove saccheggiava la mia spesa, lasciando intatta quella della padrona. Solo le birre non riusciva a prendere. Stappare è evidentemente una cosa da uomini. 
“Grazie a Dio non ha la mano prensile,” pensavo. 
Iniziai a fare delle ronde notturne a salvaguardia delle cibarie. Guardavo il frigo per ore. Poi, preso dal sonno, svenivo sulla sedia. Al mio risveglio Snork aveva completato per intero la sua opera infame. Tentai di farmi capire meglio, a suo modo. Pisciai sugli angoli del frigo per marcare il territorio, ma neanche questo servì a qualcosa. Castrato, lasciato per ore davanti ad un televisore in una stanzetta piena di fumo di sigarette (il tutto per mano di un’accanita animalista), Snork pareva volesse vendicarsi sulla mia pelle per tutte le ingiustizie subite nei secoli dei secoli. 
Una sera, dopo la palestra, sbavavo all’idea delle fettuccine che mi aspettavano pronte in frigo. Avevo davvero fame. Una volta a casa trovai però il frigo aperto. Snork era sdraiato a terra con la pancia all’insù. Le fettuccine erano sparite. Sicché andai su tutte le furie e arrivammo allo scontro fisico. Io davo calci e lui provava a mordermi il braccio. Come l’uomo di Cro-Magnon, ripercorsi la storia evolutiva del genere umano, e mi ritrovai a combattere per il territorio con una bestia. Riuscii a chiuderlo in un angolo; lo colpii sui fianchi e sul musetto con la suola dei mocassini. Snork guaiva piangendo. Stavo per buttarlo dalla finestra, quando rientrò a casa la padrona animalista. Vide la scena e per poco non svenne. Venni cacciato di casa per direttissima. Mi ritrovai senza domicilio all’improvviso. Presi ad odiare Snork: aveva vinto. Il territorio era suo. I cani, per quella volta, avevano avuto la meglio.

8 commenti:

  1. Darwin non sbaglia, sei tu che ti sei evoluto direttamente da scimmia a merda (di cane).
    Mi raccomando non esagerare con lo shampoo di piscio canino che oltre ai capelli ti cade anche il pisellino, nguè nguè :)

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  2. Roberto, hai tutta la mia solidarietà. Anche a me stanno abbastanza sulle palle i cani e gli animalisti.
    Mi sa che noi due vediamo il mondo in maniera simile.
    Ciao!

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  3. Sei un grande, odio canare e gattare a morte. Queste stronze baciano i loro cani sul muso dopo che questi si sono leccati l'uccello e il buco del culo.... schifose....

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  4. odio l'estremismo in tutte le sue forme, odio gli estremisti animalisti che scassano il cazzo sul panda ogni volta che gli gira il culo e i vegani che scassano se mangi carne e ti fanno la predica sul perchè non dovresti, tu non mi pari diverso da loro sei un tardo estremista cerca di essere solo tardo almeno non dai fastidio a nessuno e vivi come ti pare senza rischiare una denuncia per violenza sul cane di qualche povero cristo anche se probabilmente sei solo un troll

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    1. Ciao Pippa, che è un troll? Guarda che quello che hai letto è un racconto, sai... libro... lettere... caratteri... staccati un po' dallo schermo Pippa. Ciao.

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  5. Rumorosi, pulciosi, servili, cagatori e pisciatori. Società decadente di solitarie donnette in cerca d'affetto o coglioni in cerca di qualcuno su cui far valere la propria autorità e quei pagliacci servili che ripotano il bastoncino o sbavano sulle mani. Povera umanità che cerca in un animale un amico. Bau bau bau per interi quarti d'ora. È questo sarebbe segno di intelligenza? O invece si confonde intelligenza con sudditanza? Che babbei....

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